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LA NEURALTERAPIA E LA SINDROME DELL’ATM

LA NEURALTERAPIA E LA SINDROME DELL’ATM

Terapia delle disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare con neuralterapia e odontologia neurofocale

 

Introduzione

Per disfunzione temporomandibolare si intende un insieme di sintomi dovuti ad alterazioni dell’apparato masticatorio. L’articolazione temporo-mandibolare è la più usata del corpo umano, e pertanto è molto frequente una sua disfunzione ed è la causa più frequente di dolore della faccia. In questo lavoro si indaga sulle potenzialità terapeutiche della neuralterapia e dell’odontologia neurofocale nel trattare le disfunzioni temporo-mandibolari.

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NEURALTERIA E SINDROME DELL’ATM

Metodi

Gli Autori hanno effettuato uno studio prospettico longitudinale presso l’Ambulatorio di Medicina Energetica e Naturale della Facoltà di Stomatologia dell’Università di Santa Clara (Cuba), nel periodo settembre 2013-marzo 2014 e hanno trattato 36 pazienti con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare, di età compresa tra 18 e 42 anni, con lidocaina 0,5 %. Essi hanno valutato il grado della disfunzione con l’indice di Maglione, che considera la somma di cinque manifestazioni cliniche, attribuendo ad ognuna un indice numerico da 0 a 5: limitazione del movimento mandibolare, dolore al movimento, dolore muscolare, alterazioni della funzione articolare, dolore dell’ATM.

Ricerca del campo disturbante

Sono poi stati individuati, con l’esame visivo e radiografico, i potenziali campi perturbanti buccali, come i denti inclusi, quelli devitalizzati, gli amalgami, le periodontopatie, le patologie della polpa e le cicatrici da estrazione dentaria.

Bonifica del cavo orale

Le amalgame sono stati sostituiti con resina come pure sono stati estratti i denti inclusi, mentre i denti sospetti di essere campi perturbanti sono stati infiltrati nel solco vestibolare con lidocaina 0,5 % (1 cc con ago da insulina G27). Gli Autori hanno inoltre praticato un ponfo con lidocaina 0,5 % sul punto di agopuntura Stomaco o7 (una depressione davanti al condilo mandibolare).
I pazienti sono stati valutati durante la seconda, la terza e la quarta seduta, ognuna praticata ad intervalli di 48 ore.

Risultati

I principali sintomi registrati sono stati dolore e difficoltà nei movimenti dell’articolazione. I campi perturbanti di tipo stomatologico sono stati le otturazioni con amalgama e i denti inclusi, in particolare i terzi molari. Dopo il secondo trattamento tutti i casi hanno avuto miglioramento, alcuni con sparizione totale dei sintomi.
Al termine del trattamento, cioè dopo la quarta seduta, in tutti i pazienti il dolore è completamente scomparso.
I campi perturbanti rinvenuti sono stati: 17 denti con amalgama, 7 denti inclusi (tutti terzi molari), 4 patologie della polpa dentaria, 6 cicatrici in sede dentaria, 5 patologie peridentali.

Conclusioni

La neuralterapia e l’odontologia neurofocale sono efficaci nella terapia delle disfunzioni temporo-mandibolari.

Commento del curatore

L’odontologia neurofocale è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di studiare le relazioni patogene che si creano fra l’organismo e il sistema dentale.
Tutto questo è reso possibile dallo studio delle tavole di relazione denti-organi, da una lettura accurata della panoramica, da test kinesiologici e dall’utilizzo dell’EAV (elettroagopuntura di Voll). Questa branca, quando utilizza come terapia gli anestetici locali come la procaina e la lidocaina, fa anche parte della neuralterapia secondo Huneke, metodica che utilizza gli anestetici locali a scopo terapeutico, in particolare cercando i cosiddetti “campi perturbanti”, zone corporee patologiche in grado di provocare disturbi o malattie a distanza, o effettuando ponfi su punti di agopuntura e/o trigger.

Importanza dei denti

I denti sono tra i principali organi sede di “campo perturbante”, e secondo questo studio, il primo del genere, i motivi più frequenti a causare disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare sono, in ordine di frequenza, i denti trattati con amalgama, i denti inclusi, specie i terzi molari, le cicatrici da estrazioni dentarie, le patologie della polpa e le paraodontopatie.

Pertanto, in caso di disturbi dell’ATM, la prima preoccupazione dovrebbe essere trattare tali possibili “campi di disturbo”.

Gomez Garcia JP, Sanchez Triana G. Tratamiento de las disfunciones de la articulacion temporomandibular con terapia neural y odontologia neurofocal. Congresso Internazionale di Stomatologia L’Avana (Cuba) 2015. http://www.estomatologia2015.sld.cu/index.php/estomatologia/nov2015/paper/view/871/402 

A cura di Paolo Barbagli

Credits: https://www.airas.it/efficacia-neuralterapia-pazienti-fibromialgia/

 

 

 

 

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NEURALTERAPIA E FIBROMIALGIA

NEURALTERAPIA E FIBROMIALGIA

Efficacia della neuralterapia nei pazienti con fibromialgia.

 

72 pazienti fibromialgici trattati con neuralterapia e esercizio fisico

Introduzione

Questo studio confronta l’efficacia della neuralterapia (insieme con l’esercizio fisico) su dolore, qualità della vita, depressione, ansia e stato funzionale in pazienti con diagnosi di sindrome fibromialgica (FMS).

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NEURALTERIA E FIBROMIALGIA

Metodi

Questo studio multicentrico esamina 72 pazienti (60 donne e 12 maschi; età media di 39,2 anni; range da 22 a 53 anni), tutti con diagnosi di FMS secondo i criteri dell’American college of Rheumatology del 1990, trattati dal gennaio a giugno del 2015.

I pazienti

I pazienti sono stati suddivisi a random in due gruppi: il gruppo 1 (N=30) trattato con un programma di esercizi fisici, comprendente stretching, esercizi di potenziamento, tecniche di rilassamento e esercizi aerobici, per tre giorni alla settimana; il gruppo 2 (n=42) trattato con 6 sedute di neuralterapia una volta a settimana in aggiunta al programma del gruppo 1.

Valutazione dei risultati

Sono stati misurati il dolore mediante Visual Analog Scale (VAS), lo stato emozionale con la Beck Depression Scale (BDS) e la Beck Anxiety Inventory (BAI), la qualità della vita mediante test SF-36, e lo stato funzionale con il Fibromyalgia Impacy Questionnaire (FIQ).

Trattamento neuralterapeutico

IL trattamento neuralterapeutico è stato effettuato con lidocaina 0,5 %, mediante ponfi intracutanei con 0,1-0,2 cc di anestetico. I ponfi sono stati praticati sui punti più dolenti, in tutto il corpo. Altri ponfi sono stati effettuati 2 cm lateralmente ai processi spinosi vertebrali, intorno all’ombelico, nei punti di emergenza dei tre rami del trigemino, sulla tiroide, sulla sinfisi pubica, sullo sterno, sulle cicatrici cutanee.

Valutazione dei risultati

I pazienti sono stati valutati alla fine del trattamento (dopo 6 settimane) e un mese dopo la fine della terapia.

Risultati

La durata media della malattia è stata di 34.3 mesi, il VAS medio è stato 7.3, l’indice FIQ è stato 58.4.
Dopo la terapia c’è stato un miglioramento significativo di VAS, FIQ, SF-36, BDS, BAI, in ambedue i gruppi (p<0.05). BDS e VAS sono stati più bassi nel gruppo 2 (neuralterapia) (p=0.038; p=0.049; p=<0.05), mentre gli altri indici sono stati leggermente migliori (senza significatività) nel gruppo neuralterapia. Non c’è stata alcuna differenza significativa nei due gruppi un mese dopo la terapia (p>0.05).

Conclusioni

La neuralterapia, insieme con l’esercizio fisico, dà migliori risultati, anche se per breve durata, su dolore e depressione, in confronto con il solo esercizio fisico. Sono comunque necessari ulteriori studi, con un numero di pazienti e di sedute maggiori, e con protocolli terapeutici (procaina al posto di lidocaina, anestetico endovena, blocchi nervosi) diversi per capire in particolare i risultati della neuralterapia sul lungo periodo.

Commento del curatore

Essendo questo il primo studio degli effetti della neuralterapia sulla sindrome fibromialgica, è sicuramente molto interessante, anche se i risultati sono da considerare provvisori, ancorchè incoraggianti. Probabilmente gli stessi autori si attendevano risultati migliori, e per primi in fase di “Discussione” pongono alcune considerazioni critiche.

In particolare, in questo studio non è stata utilizzata la lidocaina endovenosa, che per il suo effetto generalizzato appare indicata in una malattia sistemica come la FMS. Alcuni studi infatti ne evidenziano le potenzialità in questo senso (Marks DM, Newhouse A. Durability of Benefit From Repeated Intravenous Lidocaine Infusions in Fibromyalgia Patients: A Case Series and Literature Review. Prim Care Companion CNS Disord 2015;17.; Schafranski MD, Malucelli T, Machado F, Takeshi H, Kaiber F, Schmidt C, et al. Intravenous lidocaine for fibromyalgia syndrome: an open trial. Clin Rheumatol 2009;28:853-5 ).

Un’altra critica è lo scarso numero di sedute: probabilmente, in una patologia cronica come la FMS, sei sedute sono poche per dare risultati che si mantengano a lungo. Secondo il curatore sarebbero più indicate almeno 10 sedute, in sedute bisettimanali, e magari programmare delle sedute, p. es. una al mese, di mantenimento. Inoltre, i puristi della neuralterapia classica probabilmente avrebbero preferito l’uso della procaina, considerata più efficace (anche senza il riscontro di studi seri di confronto fra le due molecole) della lidocaina, meno costosa e più facilmente reperibile.

Altnbilek T, Terzi R, Baaran A, Tolu S, Küçüksaraç S. Evaluation of the effects of neural therapy in patients diagnosed with fibromyalgia. Turk J Phys Med Rehab 2019;65(1):1-8
DOI: 10.5606/tftrd.2019.1931

 

A cura di Paolo Barbagli

Credits: https://www.airas.it/efficacia-neuralterapia-pazienti-fibromialgia/

 

 

 

 

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